Complesso forestale regionale del Muraglione


Il complesso forestale regionale del Muraglione si estende su una superficie di 212,8 ettari, ricadenti interamente in comune di San Godenzo. E’ distinto in due unità territoriali separate tra loro: il primo situato a Nord del paese di S. Godenzo (Poggio Erbolini), il secondo ad Est ed occupa i versanti meridionali in destra idrografica del Torrente S. Godenzo (Muraglione). Il primo nucleo occupa l'area ubicata in prossimità del crinale appenninico lungo la direttrice che collega Colla dei Lastri (m 900 s.l.m) al Poggio degli Erbolini (m 1.053 s.l.m); di forma regolare si attesta in gran parte su limiti naturali ben evidenti sul terreno; le quote inferiori non scendono mai al di sotto dei 750 metri. Il secondo nucleo ha forma allungata in direzione Nord-Sud ed occupa l'area che va dai 390 metri della riva destra del torrente S. Godenzo fino ai 970 metri del crinale della Fiera dei Poggi. All'interno del complesso è presente un solo appezzamento di proprietà privata di limitata superficie.

 

Mappa del complesso forestale del Muraglione

 

L'area in esame rientra nel bacino del fiume Sieve e, per quanto concerne il reticolo idrografico, il territorio della foresta ricade interamente nel sottobacino idrografico del torrente S. Godenzo.
La rete idrografica è caratterizzata da una serie di impluvi ben definiti dal punto di vista morfologico, che si originano nei pressi del crinale appenninico e, decorrendo pressoché paralleli, vanno poi a confluire nel torrente S. Godenzo. Tra questi corsi d'acqua, i più importanti sono sicuramente i fossi Maia, Vetriceto e dei Lastri nel primo nucleo, i fossi Trattoia, Cavallino e Gatticeto nel secondo.

 

La quota media del complesso forestale è pari a 749 m. s.l.m., con valori compresi tra 1051 e 389 m. s.l.m., con pendenza media pari al 52%. L'orografia piuttosto movimentata caratterizza un territorio tendenzialmente accidentato, con versanti ripidi e pendenze rilevanti. Si può ritenere una caratteristica costante per l'intera sezione con situazioni più dolci e regolari solo in ristrette aree (nucleo più a nord).

 

A livello di vegetazione, prevalgono impianti artificiali di conifere realizzati in gran parte negli ultimi 25-30 anni su ex aree marginali, prevalentemente impiegando pino nero e pino silvestre, subordinatamente abete bianco, abete rosso e douglasia. Ben rappresentati i soprassuoli a prevalenza di faggio sia come fustaie transitorie originate da avviamenti praticati nell'ultimo decennio che come cedui invecchiati. Al faggio si consociano in piccola percentuale altre latifoglie decidue quali il carpino nero, il cerro (esposizioni Sud) e raramente la roverella (nelle aree più soleggiate e asciutte).
Alle quote inferiori sono ben rappresentati i cedui misti di latifoglie, a prevalenza di roverella e carpino nero, cui si consociano altre latifoglie quali l'orniello, castagno (nei lembi a terreno più profondo), faggio, acero campestre e acero riccio.
Gran parte di questi soprassuoli risultano interessati da coniferamenti prevalentemente con pino nero. In taluni casi la percentuale delle conifere è tale da originare formazioni miste di conifere e latifoglie.
Interesse storico-paesaggistico rivestono i piccoli lembi di castagneto da frutto presenti, tuttora in produzione ed in buone condizioni vegetative.
I boschi cedui del complesso forestale si estendono su 64,5 ettari e sono così ripartiti: circa il 90% dei cedui è rappresentato da cedui misti, invecchiati o a regime, di carpino nero e roverella la cui prevalenza si alterna a seconda delle quote e delle esposizioni, in massima parte interessati in passato da operazioni di coniferamento. Per quanto concerne la componente delle latifoglie, si associano alle due specie principali poco faggio, soprattutto alle quote più alte, orniello, acero campestre, nocciolo e sporadicamente castagno.
Le fustaie di conifere raggiungono in totale un’estensione di 112,7 ettari. Si tratta di impianti artificiali eseguiti, a partire dal 1950, su vecchie aree pascolive o marginali in abbandono. Nell'ultimo ventennio sono stati compiuti solo alcuni limitati nuovi rimboschimenti.
Gli impianti sono stati realizzati con pino nero, pino silvestre, abete bianco, douglasia e picea.
Il pino nero è senza dubbio la specie più rappresentata sia allo stato puro che in consociazione con le altre specie. Le pinete di pino nero derivano da rimboschimenti seguiti a scopo essenzialmente idrogeologico, per le sue grandi capacità di attecchire ed adattarsi alle situazioni più difficili, comprese quelle caratterizzate dalla eccessiva superficialità della roccia madre. Il pino ha svolto bene i compiti che gli furono affidati, rendendo trascurabile l'erosione e dando al terreno una buona copertura vegetale, con conseguente accumulo di lettiera.
I rimboschimenti con pino nero sono sempre stati eseguiti con densità d'impianto notevoli: talvolta anche più di 3.000 piante per ettaro.
Talora assieme al pino nero venivano piantate o seminate latifoglie quali carpino nero, orniello, cerro, ontano napoletano, delle quali via via si sono evidenziate fallanze successivamente risarcite col più promettente pino nero, o se superstiti, ormai relegate al piano dominato.
Le latifoglie venivano di solito ceduate allo scopo di costituire una sorta di bosco composto. Con questo tipo di governo il pino ha preso il sopravvento assoluto anche nei terreni migliori dove la competizione tra le specie era più equilibrata.

 

Storia

Il complesso è pervenuto in proprietà alla ex Comunità Montana "Zona E" nel 1979, in seguito allo scioglimento del Consorzio di Bonifica della Val di Sieve.Lo stesso Consorzio di Bonifica aveva a suo tempo acquisito tale proprietà nel periodo 1959-1968, tramite quattro distinti atti di compravendita da proprietari privati. Dopo l'acquisto il Consorzio di Bonifica iniziò un'intensa opera di rimboschimento, attuata tra il 1966 e il 1976.
Con la suddivisione della vecchia Comunità Montana quest'area, situata nel comune di San Godenzo, è passata in proprietà all’ex Comunità Montana Montagna Fiorentina (ora Unione di Comune Valdarno e Valdisieve).